mercoledì 15 novembre 2017

Dehradun - Nuova Delhi


La mattina successiva riparto con la consapevolezza che saranno 230km con tratti di agonia.
Per prima cosa ancora a Dehradun visito un altro tempio buddista, stavolta è grande e ha una scuola all'interno. Costruito per far conoscere la religione è un oasi di pace ed è richiesto silenzio. Solo il custode comunque tirerà un rutto da applauso, ma ho evitato...


Saluto questa regione subito dopo la città.


Per un tratto si costeggia un parco, km di foresta e il letto di un fiume si rivela pieno di vita.


Branchi di scimmie se ne stanno appollaiati sui ceppi in cemento ai lati della strada nel dove far niente, bella la vita!
Proseguendo e passando molti paesi mi accorgono di una cosa bella per il luogo. Come detto i paesini saranno pure fatti di baracche o comunque non case come le intendiamo noi, ma spesso però vicino si può vedere fatto in un bello stile una scuola o un ospedale, strutture che non ti aspetteresti.
Il traffico non darà scampo nei momenti successivi, caldo e inquinamento ne fanno la cornice perfetta. Solo una nota per così dire positiva, la cappa di smog non permette al sole di far arrivare i suoi raggi e per tutto l'ultimo pezzo di strada ci sarà una utile ombra, seppur inquietante come cosa.
Arrivo a Nuova Delhi quasi verso sera. Il mio hotel è in un vicolo anche se non troppo stretto. Qui c'è un via vai di gente, ed è molto caratteristico seppur vicino in condizioni limite. Altarini votivi ovunque ti giri danno un'altra sensazione al posto.

Per i due giorni successivi farò il turista, prediligendo come mezzo di trasporto il tipico Tuk Tuk.


Riconsegnerò la moto non con piacere ma avrò la fortuna di poter dire anche questa volta che tutto è andato bene. Un'esperienza sicuramente da ripetere... 

Uttarkashi - Dehradun

Si riprende la vita verso sud, stavolta facendo una deviazione. Decido di prendere una strada segnalata come più piccola ma che si snoda tra i monti. Sarà una scelta azzeccata, infatti a più riprese mi permette di osservare quelle montagne che tanto avevo sognato e che nemmeno a Uttarkashi ero riuscito a intravederle.


Ad ogni curva il panorama è straordinario, vallate immense e tanti picchi mi costringono letteralmente a parcheggiare, spegnere la moto e rimanere in rigoroso silenzioso ad ammirare, con il solo rumore del vento. 
Ultimo saluto lo darò a quota 2200m prima di tornare nel giro di poco in pianura. 
La giornata ed i chilometri passano tranquilli, mangio sempre per strada, ogni tanto fa capolino una piccola struttura e che è un "ristorantino" lo si riconosce per il piano cottura sempre sporto verso l'esterno. Finora mai avuto comunque problemi di stomaco. La sera arriverò tranquillo a Dehradun, non prima di aver fatto visita ad un piccolo monastero buddista dove si sta celebrando un matrimonio. Mi fermo a guardare la cerimonia qualche minuto, molto rituale e colorato, compresi gli ospiti. Una ragazza sta facendo assistere un parente lontano tramite videochiamata col suo iPhone. 


La sera in paese me ne vado a fare un giro a piedi come sempre. Vedere come la gente vive ai bordi delle strade è veramente impressionante, una delle cose che mi colpisce è come le donne stirino al buio con quei vecchi ferri che vanno a carbone rovente. Non ultimo comunque, ora che sono in una grande città le condizioni della gente più povera. Ma questo è un discorso troppo ampio. 

sabato 11 novembre 2017

Haridwar - Uttarkashi

Dato che non posso andare a vedere le tigri oggi faccio quello che era in programma all'inizio, la città di Uttarkashi, il posto più a nord che toccherò in questo viaggio e con la speranza che da qui si vedano i picchi himalayani.
Parto tranquillo, ho fatto colazione e non mi corre dietro nessuno. Appena la strada inizia a salire vedo con mia somma gioia che la pendenza è alquanto elevata e mi trovo ad affrontare decine di curve che sembrano state messe lì a simulare un circuito. Ci si potrebbe fare una gara in salita. Più che divertente.
Questa parte delle montagne rispetto a ieri (e siamo solo una valle più a sinistra) è un po' diversa. È molto più aperta, la vale sotto è nettamente più ampia quindi lo sguardo riesce ad arrivare molto più lontano. Anche la pianura si può osservare, ma al contrario di questa zona è ricoperta da una cappa di nebbia mista fumo. Devo dire che è da Delhi che io noto, almeno per quello che vedo questa parte di pianura indiana ha sempre un velo sopra, non vedi spesso il cielo totalmente chiaro ma è come se ci fosse una patina bianca. La si nota soprattutto la sera guardando in lontananza.
Qui sulle montagne in compenso inizia subito un frescolino che mi obbliga al giacchino subito.
Da lontano si cominciano a intravedere picchi di roccia e neve sullo sfondo, una visione che manda la testa in lontani pensieri e desideri.
Rubrica Gigi lo zozzo, stavolta tocca a Gigino lo zozzino perché il cuoco è un adolescente. Una baracca 2m x 2m, ogni oggetto li ha visto giorni migliori ed è stato usato per il massimo consentito, così come il wok, la piastra, che nera fuori ha cambiato forma. Mentre ero in marcia mi ha colpito un piattone pieno di pasta gialla, fermato gliene ho ordinata una porzione. Poi un triangolo di pane fritto con dentro? Bo. Insomma un piatto di pasta con all'interno e gliel'ho vista mettere una cipolla bianca e una rossiccia, un sughetto piccante e quel triangolo (mi sono saziato diciamo) 30 rupie considerando che 1€ ne sono 70. Per il bere non ho potuto scegliere, non c'era nulla se non acqua da una brocca, versata su un bicchiere di ferro e una mosca dentro. Tanto non l'avrei bevuta nemmeno senza proteine visto che altrimenti penso i batteri mi avrebbero mangiato vivo e stasera avrei scritto dal bagno (faccia sorridente).
Ps. Quella in basso a sinistra dovrebbe essere la tovaglia.


Riparto pienamente soddisfatto, possibile domani torno per il bis (a Gubbio diremmo: però stavolta il vino lo porto io).

Nemmeno 5km dopo e mi trovo davanti una scena che mai mi era capitata di vedere prima. Avevo detto che non c'erano stati incidenti? Servito. È successo nemmeno 5 minuti fa, un motorino si è scontrato lateralmente con un camion su una curva impolverata. Ci sono due militari che si vede passati li per caso stanno chiamando ambulanza e dottore (peccato che siamo in mezzo al niente e chissà da dove deve partire l'ambulanza). Il tizio a terra, un ragazzo sulla trentina si tocca la gamba e si lamenta ma è cosciente e a occhio non ha danni in vista. Dal jeans una piccola macchia di sangue. Tiro fuori dalla borsa il piccolo kit di garze se dovesse servire, ma un militare mi dice in inglese che non sono capaci e nemmeno servono, poi capirò il perché. Intanto arrivano altri visto che è l'unica strada e si forma una piccola folla, nessuno prosegue. Aiuto a spostare il motorino dal mezzo della strada. Ora vedo meglio. Il jeans si riempie sempre più di sangue e anzi, lo vedo tagliato. Rimango di sasso: poco sotto il ginocchio la gamba è quasi staccata. Rimane solo qualche lembo sotto. Vedo ossa e altro fuori, il sangue esce sempre di più. Mai vista una scena così. A un metro da me. L'ambulanza non arriva nemmeno dopo 10 minuti, così con l'ausilio di un pulmino caricano il malcapitato e lo portano via. Non capisco dove. Riparto con mille pensieri e l'immagine davanti. Ma devo tenermi, meglio concentrati.

Ultimi km per Uttarkashi costeggiando quello che ormai è un torrente di montagna, so che tra meno di 100km quell'acqua scorre sotto un ghiacciaio. La zona però non mi emoziona molto, speravo in qualcosa di più ma c'è da considerare che ancora non ha nevicato e il sole in India ancora di questo periodo picchia forte. Con la neve sarebbero paesaggi splendidi.

Vedo la città di fronte a me, corre lungo la parte destra del torrente mentre a sinistra la parete del monte è rotta solo dal passare della strada, ad una cinquantina di metri dal letto del fiume. Qualche metro prima del paese vedo tante persone affacciate a guardare il burrone. Mi fermo e sotto, vicino al fiume sui ciottoli vedo un gruppetto di persone in cerchio ma non capisco, siamo in alto. Accanto a me un uomo indica ad una donna qualcosa, seguo il dito e vedo proprio sotto la scarpata un motorino semidistrutto. Realizzo nuovamente, non mi ero nemmeno accorto dell'ambulanza in fondo. Ferma. Nessuno laggiù si muove, restano in cerchio su qualcosa o meglio qualcuno. Si è materializzata una delle paure...

Trovo un hotel fuori dal paese, stasera si conclude così. Per domani ho prenotato un albergo a Dehradun.

Di nuovo ad Haridwar


La mattina sono nuovamente in forma. Partenza presto, alle 8 sono via per strada. Non piove più ma anzi c'è un bel cielo azzurro, per il sole devo attendere però che essendo in una gola beneficerò dei suoi raggi tra parecchio. È fresco e devo mettere per forza gli scarponi che ancora sono in po' bagnati (devo scrivere a quecha, per 50€ di prezzo sono stati un affarone, l'anno scorso hanno resistito a 10km sotto la neve, stavolta hanno resistito ugualmente) mentre i guanti ancora fradici li metto attaccati dietro al vento. La strada del ritorno è quella di ieri ma oggi me la faccio con più tranquillità, mi fermo a fare foto e mi diverto sulle curve.
Per quanto mi sto divertendo ogni tanto compare un avvertimento che mi ricorda che comunque sono sulle montagne dove il pericolo può trovarsi in qualsiasi momento e quindi di tenere sempre il cervello acceso.


I paesi che incontro oltre a dire che sono vivissimi cioè pieni di gente e mezzi che sfrecciano ovunque hanno anche qualcosa di particolare con il mercato sempre presente in centro con i carretti e le botteghe. L'odore invece mi ha stupito, ok lo smog, quell'odore di fumo di scarico ma appena si passa vicino a qualcuno che vende qualche cibarie si viene letteralmente investiti di un profumino invitante, e si, ci mangerò spesso per strada. Più avanti la rubrica da "Gigi lo zozzo".
La cosa che mi stupisce pensando alla guida è come un 3 giorni non abbia visto un solo incidente. Lo reputo un caso davvero strano, ma... meglio così certo.
Nel primo pomeriggio sono nuovamente in città ad Haridwar, stavolta ho preso un bell'albergo sulle rive del Gange,ho il rumore del fiume che scorre proprio sotto la finestra. La sera mi metterò a scrivere sul blog proprio seduto sul terrazzino con la vista e i rumori tipici dell'india. Senza essere troppo romantico per rumore intendo clacson clacson e clacson tutto il tempo...
Verso le 5 mi metto in cammino verso la manifestazione. Esco proprio quando stanno passando un gruppo di fedeli tutti in tunica arancione, mi metto in mezzo loro sanno dove andare. Dopo un po' mi defilo, ho fame e quindi preferisco passare per il mercato. Ho scoperto quanto economico sia il cibo da strada qui. Sono tutte piccole porzioni ma con meno di un euro sei quasi sazio. Arrivo dove faranno il tutto è vengo assalito da quelli che cercano contributi per la manifestazione. C'è scritto che è una donazione libera e facoltativa ma praticamente sei obbligato, il quanto però lo decidi tu. Poi una volta che hai la ricevuta se lo richiedono gliela fai vedere, loro ringraziano e vanno via. La cerimonia inizia, la gente è presa e partecipa, alzano le mani, cantano. È una bella scena. Si accendono fuochi e poi il tutto piano piano scema fino a tornare alla normalità. La gente, e ce n'è davvero tanta,  prende le vie esterne e se ne va.


Finalmente ci sono riuscito a vederla.
Torno in albergo, mi metterò a scrivere sul blog.
Poi ammetto un altro grosso errore. Ero convinto fosse aperta la riserva delle tigri qui nell'uttarakhand e invece: apertura 15 novembre. Alè, autofregato!
Va bè, non volevo più fare troppi km in moto ma se così deve essere sì va verso Uttarkashi. Sinceramente ho guardato un posto dove si può pescare ma così all'ultimo non ho trovato niente intorno, sarei dovuto andare a più di 200km. Il non poter andare a fare quel safari che volevo per 3 giorni di differenza mi deprime. E ora basta col dire: va bè una scusa per tornare... Balle

venerdì 10 novembre 2017

Haridwar-Chopta-Luogo indefinito

Faccio una premessa intanto. Sono rimasto totalmente spiazzato dai tempi di percorrenza e dal traffico cittadino anche dei piccoli borghi. Non ho prenotato nulla, davvero ho la possibilità di variare l'itinerario anche all'ultimo secondo.
Mi sveglio con l'intenzione di prendere la strada per Uttarkashi, sui 180km più o meno. Ho deciso inoltre che tornerò presto ad Haridwar per vedere quello che non ho potuto il giorno prima.
Nemmeno 30km da quando sono partito, all'altezza di Rishikesh dove c'è il bivio per Uttarkashi mi prende strano e decido di prendere la parte opposta. Un po' preoccupato dai km e dal poco tempo penso che sia meglio prendere la strada per Chopta, da navigatore mi da 150km e la strada a occhio è meno brutta. Penso così che ci spenderò molto meno tempo, ho la possibilità di vedere un paio di altre mete che volevo vedere e mi permetterà più avanti di fare dell'altro (idee nella mia testa, tutto a suo tempo). In questo caso seguirei davvero quasi per intero il corso del Gange, costeggiandolo per parecchio. Decisione presa all'ultimo e si va a destra. La strada inizia subito a salire, si crea una valle dove nel mezzo scorre il fiume che ancora è discretamente grande. Mi viene in mente che siamo già delle dimensioni del Tevere a Roma. La strada segue il profilo delle montagne, non dolci colli ma ripidi pendici. La vegetazione è predominante, non siamo ancora a elevate altitudini e infatti si sta bene, guido ancora senza giacchino.


Le curve sono infinite, il paradiso del motociclista se non fosse per il traffico, tantissime jeep sempre cariche e pullman. Aggiungete pure che pezzi di strada o sono crollati o uno smottamento ha riempito un pezzo di strada di sassi. Incontro un ragazzo indiano in Royal Enfield pure lui. Mi chiede dove vado e gli dico:Chopta! Mi risponde che mancano 150km. Lo guardo strano ma fa niente. Il navigatore da 90km, si sarà sbagliato. Una nota: non riesco proprio a capire l'inglese degli indiani. O aggiungono parole indiane al discorso o è il loro modo di parlare, fatto sta che a volte mi ritrovo a chiedere un paio di volte o più: cheeee? Il Gange in questo tratto è di una bellezza unica, è un fiume di montagna, color azzurro intenso un sogno per qualunque amante della natura. Solo le dimensioni, rimangono enormi. Chiuso nelle vallate strette si fa più violento nello scorrere mentre quando la valle si apre il fiume si "spancia" e scorre pacio. Numerose spiagge dalla sabbia bianca ne sono il corso. Nelle rocce in alto un chiaro segno del livello che raggiunge durante la stagione delle piogge (a occhio più di 3-4 metri del livello attuale) , da vedere credo sia una forza inarrestabile. Raggiungo il paese dove sulla mappa dice che inizia il Gange, o meglio dove si incontrano due fiumi quasi uguali. Da lì in poi è Gange, o almeno è quello che dice Google maps.


Verso l'una sto per arrivare, mi metto a guardare sul navigatore e mi accorgo di un errore, un grande errore. Il Chopta che avevo impostato non è quello del trekking che volevo fare, eh si, ne esistono 2 a non troppa distanza. Quello che cerco io è dall'altro lato della montagna. Sono altri 70km! Poco, invece fa molta differenza. Minimo sono altre 2 ore. Mi verrebbe da fustigarmi. Qui siamo ben oltre anche ad Uttarkashi! Oramai però ci siamo e dobbiamo proseguire. Come ieri anche oggi sarà una corsa contro il tempo di riuscire a fare tutto prima che venga buio. Questi ultimi km si rivelano belli pesanti, la strada inoltre inizia a salire di parecchio. Chopta si trova a 3000m di altitudine, fa freschino e inoltre inizia pure a piovere, qualche goccia ma vedo che le nuvole man mano che il tempo passa si aprono. Solo la strada è umida quindi meglio andare più adagio. Arrivo che sono le 4, tra non molto farà buio. So che la camminata non è lunghissima quindi credo di poterci riuscire. Vicino non ci sono alberghi e domani non potrei venirci perché vorrei tornare ad Haridwar. Trovo una piccola bottega a cui posso consegnare il borsone per un paio d'ore. Il tipo mi dice che è impossibile riuscire a completare il giro prima del buio ma gli dico che tento lo stesso (hanno il vizio di dirmi che non ce la farò!) . Compro cioccolata e biscotti e parto. A volte la sola testardaggine però non basta. Parto a razzo, convinto di doverci riuscire. Ammetto che ancora mi rode del ritardo del volo e lo sconvolgimento dei piani e dell'errore di valutazione km/tempo e destinazione. Fatto è che per la seconda sera sono nuovamente tardi. Ora non posso ritrovarmi in mezzo ad una montagna di notte. Come detto vado su spedito...
Non faccio che poche centinaia di metri che arriva la mazzata. Tutto il giorno seduto su una moto con ancora le ginocchia fredde, nella fretta lo zaino non l'ho svuotato della roba inutile, di allenamenti prima poco o nulla e in ultimo ma non meno importante siamo a 3000 metri e forse dice forse no ma non mi ci sono ancora abituato. Così preso dalla foga di salire in fretta a quota 3300m arrivo al limite. Si stanno facendo le 5, sono quasi a metà strada e io con il cuore a mille e le gambe che fanno fatica mi devo rassegnare al fallimento. Unica consolazione anche da qui il panorama è meraviglioso.


Vorrei svalicare per vedere altre vette ma non posso. Non posso aspettare, il buio sta arrivando, ancora prima del previsto però quindi mi affretto a tornare. Nella discesa pure l'emicrania ma credo sia normale. Non so se c'entra lo sforzo e/o l'altitudine ma fa niente. Passerà una volta rimontato in sella. Sono sconfortato, ci tenevo ma dai,  per esser positivi dico sempre che prendendo come scusa il fatto di non fare qualcosa si può sempre tornare. Magari in compagnia.
Ho sgarrato anche ad una mia regola: non guidare con il buio. Prendo la moto che ormai è notte. Penso che al primo albergo mi fermerò ma con calma, più strada faccio stasera meno ne farò domani. Scendo per quelle curve con il solo fanale della Royal che non è propriamente il top, qui si rimpiange la luminoria del kappa e dei faretti. Qualcuno vuole punirmi misà, ho fatto torto a qualche dio perché in lontananza nella mia direzione lampi e fulmini. Sono un po' preoccupato. Inoltre nel buio della notte nelle curve: mucche! Cavolo, prima mica c'erano, e sono pure scure. Guido piano, ma sembrano farlo apposta. Persone camminano in mezzo la strada senza una luce, eccheddiamine. Un camion e della gente che scarica in piena notte in una strada di montagna, costa tanto una torcia??? Oddio, se non mi ammazzo o ammazzo qualcuno questa fantomatica divinità non è contenta. Il temporale sembra mi abbia passato. Ora i lampi li vedo nella valle alla mia sinistra (ho il video) quindi almeno per il momento mi tranquillizzo un po'. Con lo scendere di quota inizia a farsi persino più tiepido. Intorno a me ogni tanto qualche casa, un rumore che non riesco a definire si fa prepotente quando abbasso i giri del motore. Sembra il cigolio della ruota delle seggiovie, scusate ma è vero. Infatti lo associo quasi a generatori. Magari quassù ogni casa con la luce ne ha uno. Quando fermo la moto però capisco: sono grilli o cicale o qualche altro animale simile. Il rumore che fanno è davvero intenso, ci sono rimasto di sasso. Ruota della seggiovia: tsé! Iniziano 4 gocce come prima. Spero che almeno questa me la si risparmi visto che i lampi li ho lasciati alle spalle. E infatti smette poco dopo, intanto si fanno le 7 e sto ancora cercando un hotel.

Volete sapere come si è conclusa la serata?

Ritorna a fare 4 gocce, poi 8 16 e infine... Nubifragio!!! Impreco peggio di un marinaio e proseguo. Gli occhiali sono inutili vedo meglio senza, sono zuppo sulle gambe, meno male il giacchino quecha impermeabile. Ma sotto sono andato, pozzanghere, tante ci finisco dentro ogni volta e sento che dai calzini filtra acqua dentro le scarpe. Dalla sella arriva acqua fino nelle mutande. I calzoni che lo dico a fare. In mezzo allo scroscio un tipo agita le mani: mi fermo vuole un passaggio. Oramai sono curioso di sapere che cavolo d'altro succederà. Mi dice: only 1km. Ok sali. Prendiamo diverse buche, che ci inzuppa entrambi.  Non le riconosco però, sto guidando con gli occhiali sul naso e gli occhi più tirati di un cinese. La strada è un fiume che costeggia il vero fiume. Quando lo scendo gli dico: sorry, i'm dengerous I know. Il tipo mi risponde solo: yes! Ancora oggi non ho capito se lui avesse capito o lo ha detto davvero. Qualche momento dopo sulla sinistra mi appare un edificio e con la coda dell'occhio leggo: hotel - Restaurant. Mi ci fiondo dentro. Parcheggio sotto la tettoia e mentre ritorno in me arriva un uomo che mi chiede se voglio una camera. Genio! I need it. Me la mostra. Non ha nemmeno la doccia. Ma non ho alternative. Finita qui? Certo che no. Mentre ho il telefono in carica e il phon prova ad asciugare i scarponi salta la luce. Aspetto ma non accade nulla. Stacco il phon e in ciabatte vado a chiedere. Dal corridoio esterno passo davanti la cucina dove ci sono 2 persone. Faccio segno che è andata via la luce e lui mi dice: no Problem. Nel mentre mi porge una candela con i fiammiferi. La mia faccia è un misto tra il divertito e il -.- poi il padrone mi dirà che li salta spesso. Ok, mi godo la camera a lume di candela. Vado a cena, ho capito che pane è chapati. Lo mangio insieme ad una zuppa di lenticchie. Ne chiedo un'altro (il pane è come una piadina). Da quel momento ogni 5 secondi il padrone entra in sala e mi chiede se è tutto ok, se ne voglio un altro pezzo. Basta! No grazie! Sono apposto così! Oh ma amò esageri! Mi lasci mangiare in pace santoddio?! Se me lo richiedi ti disosso!
Torno in camera ed accendo la mia candela. Poco prima di addormentarmi però la luce si riaccende. La corrente è tornata. Ormai non mi interessa più, spengo tutti gli interruttori. Fuori ancora il temporale incalza,  ma io ora sono sotto 3 strati di coperte della nonna e la stanza è parzialmente illuminata da una fioca luce proveniente dalla mia candela. Stasera mi addormento nonostante tutto con il sorriso.


Sono queste le mie piccole emozioni in quello che mi piace definire un viaggio avventura. 

India 2017 - da Delhi ad Haridwar

Il viaggio non comincia nel migliore dei modi, 2 ore di attesa all'aeroporto di Roma e conseguente slittamento del volo da Kuwait City a Delhi. Mi ritrovo così alle 23 in Kuwait in un aeroporto insolitamente affollato. In giornata c'è stata una tempesta di sabbia, così dicono, e quindi tutti i voli sono stati posticipati. Il problema è capire tra quanto partiranno visto che nemmeno nel display partenze non c'è nulla. Una frotta di gente, perlopiù indiani e quelli che sembrano essere pakistani/afgani/non so si accalcano al banco informazioni pretendendo risposte. Il mio volo decollerà solo alle 4 di mattina, un bel po' in ritardo rovinandomi, e questo già lo so, tutto il programma della giornata. Aggiungiamo pure che l'aereo è dovuto rimanere per un buon quarto d'ora sopra i cieli di Nuova Delhi aspettando l'autorizzazione per atterrare. Risultato: arriverò a prendere la moto solo a mezzogiorno inoltrato. Appena Rajiv apre il cancello realizzo che è arrivato il momento, poche smancerie, sono tardissimo e alle 6 devo essere insindacabilmente ad Haridwar. Impossibile mi dice lui: 230km..... arriverai sicuro col buio, meglio che ti fermi a metà strada. Stavolta impossibile lo dico io, non ci metto 6 ore a fare 230km,non è mai successo (qui pecco proprio si ingenuità, come imparerò le distanze qui assumono una piega un tantino diversa).

I miei problemi ora sono correre verso l'obiettivo tendendo d'occhio principalmente 2 cose. Primo la guida a sinistra, e secondo il traffico indiano, ben noto in tutto il mondo. Per quanto riguarda la guida problemi 0, riesco con un'inaspettata velocità ad abituarmi alla cosa, però per quanto riguarda il traffico mi viene da dire: signori contenetevi! È proprio come me lo aspettavo, a raccontarlo non si trovano le parole, a viverlo è un divertimento mostruoso condito da incoscienza. Dimenticatevi tutte le regole del codice della strada, e fin qui sembra normale ma se dicessi che non esiste il più semplice buon senso credetemi. Potrei fare mille esempi ma ciò non renderebbe che una piccola parte. Insomma o ti chiudi a riccio nel panico o diventi indiano e inizi a clacsonare (si dice?) pure tu. Vi dirò che ci ho preso un gusto pazzesco, ho i video che testimoniano. Aimè Rajiv aveva proprio ragione quei maledetti 230km non finiscono più, maledico il ritardo del volo e mi metto il cuore in pace, arriverò tardi. Volevo arrivare prima delle 6 di sera per vedere il Ganga Aarti, una cerimonia che si svolge ogni sera alle 6 sulle rive del Gange, la cosa mi incuriosisce quindi devevo andare per forza. Arrivo comunque alle 6, in barba al tizio non è ancora buio! Ci ho messo comunque 5 ore. Una volta in camera mi guardo allo specchio, avete presente i piloti degli anni 30 e la loro faccia nera di sporco? Mi ci vorranno un paio di passate di sapone. Mi vergogno di essermi presentato così ma se l'albergatore non ha detto nulla vuol dire che è normale. Esco comunque subito e giro per la città. Ecco il gange meta del viaggio, sono monte della città e lo costeggio mentre seguo il suo corso. Nonostante la stanchezza di una notte in bianco e fuoco e fiamme on the road mi sento molto bene, sono tranquillo e una bella sensazione mi pervade. Seguo il corso del fiume che come me scende lento e tranquillo. La scena che ho davanti mi ricorda quella di mille documentari, intorno a me diversi "Guru" indiani si stanno lavando nelle scalette sul fiume o se ne stanno lì fermi ad osservare. Un paio di mucche sdraiate come estraniate dal resto del mondo e infine e non me lo aspettavo il frastuono di un gruppo di scimmie che urlano tra di loro saltando da un edificio all'altro. Dopo un po' il fiume è stato diviso, il grosso devia verso sinistra mentre la parte meno cospicua è incanalata e scorre vicina alle case. Questa parte di fiume si stringe costringendo l'acqua ad accelerare, le rapide che si formano danno movimento al tutto, come se avessero ricreato la sua forma iniziale di torrente di montagna. Mi metto seduto, al momento sto così bene che non sento la necessità di nulla, mi godo il momento felice di tenermi per me questo istante, mi bagno anche io le mani, sto in silenzio e guardo lo scorrere del fiume, la sua tranquillità mi contagia. Ogni tanto passa galleggiando una fiaccola accesa in una barchetta fatta di foglie. A valle si spegneranno tutte inesorabilmente contro le rapide, ma intanto vanno, scorrono anche loro. Proseguo poi fino al Har Ki Pauri.

Questo è il tempio dove c'è la cerimonia del fuoco per il Gange. È emozionante perché sono abituato a vedere queste cose solo in tv. Qui invece le ho davanti a me. Per stasera ho dato, me ne torno in albergo. Domani inizia la risalita del fiume...